19.3.03

Perplessit�

MI SCUSERETE SE in questi giorni ho poco aggiornato il blog e se adesso mi concentro per due volte di fila sull'incombente guerra. Sono perplesso per quanto riguarda il presente.

Se abitassimo l'ottocento o forse il novecento (secolo breve), qualche giustificazione culturale potrei trovarla: colonialismo, analfabeti, elite culturali, illuminismo e romanticismo che vagano come schegge, ignoranza decomposta e ambizioni tardo-imperiali.

Ma noi, sofisticati popoli del ventunesimo secolo, nutriti di democrazia, ideali che non saprei neanche raccontare, princ�pi ed eticit�, proprio noi guardiamo alla televisione le ultime ore prima di un dramma? Sembriamo una coppia benestante e con quattro bei bambini che sta per lasciarsi. Basterebbe cos� poco per volersi bene, eppure stiamo per distruggere tutto. Odiamo mentre siamo ancora innamorati. E il peso morale di tutti quegli uomini che in potenza sono gi� morti per una decisione altra e altrui, � in tutta franchezza insostenibile. Viene voglia di cambiare canale, di guardare un cartone animato, di ascoltare San Remo, di mangiare la pizza con gli amici parlando di calcio.

Una postilla tutta televisiva: non avevo mai pensato che un uomo (o migliaia di uomini) potessero morire pi� volte. Eppure, pensare che i vari Vespa, Rossella, Mentana e Costanzo (per citarne quattro a caso) imburreranno i palinsesti con le loro pelose cronache e commenti tra il tecnico e il romanticomi fa pensare solo a questo: moriranno non una ma cento o forse mille volte. Nelle parole, nelle smorfie, nelle opinioni dei nostri commentatori in pantofole e nei maggiordomi che celebrano le nostre trasmissioni. Cose mai viste nella storia dell'umanit�.

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