11.6.03

Sempre a Denver

Grossi aggiornamenti dal fronte del lavoro giornalistico non ce ne sono. Ieri ho intervistato il Ceo (Ceo vuol dire mega-presidente-comandante-capo-amministratore-delegato) di JD Edwards, ho imparato che si pronuncia gei di eduards e non gei di iduards, come pensavo all'inizio. Perch�? Boh, chiedetelo a loro. Ho visto anche il capo del marketing globale, ho mangiato abbastanza male sia a pranzo che - soprattutto - a cena. Grossi scoop non mi sembra di averli persi. Per gli articoli in Italia, c'� sempre tempo e Internet, dove i puntuali colleghi anglosassoni mettono online abbastanza materiale da poter rimanere tranquillamente a bere e dormire in albergo, guardando la tiv� americana. Se solo si capisse quando parlano...

Domani, per�, stacco la spina perch� ci portano in gita sulle Rocky Mountains. Sar� bellissimo, dicono tutti. Ci credo, non fanno altro che parlarne e guardare verso ovest, fissando i lontani ghiacciai... Qui invece � uno schifo. Cio�, Denver � immersa in straordinari colori ed � pure ordinata, pulita e con pochissima criminalit� (praticamente niente homeless). Per� farebbe annoiare anche un novantenne in coma ipoglicemico. Io non ne posso gi� pi�. Anche il Radio Shack su Market street � pulito e ordinato. Sembra un negozio della Gap, pi� che uno spaccio per tecnologia a basso costo.

Quando mi riparte l'aereo, se ho il posto vicino al finestrino cerco di fare due foto all'aeroporto. Mi pareva bello arrivando, vorrei approfondire. Non ci posso fare niente, � l'istinto del cronista che ogni tanto mi possiede. Appena arrivato a Milano, devo anche pianificare cosa fare la prossima settimana, perch� devo intervistare un altro Ceo. Incredibile come prendono sempre tutto sul serio: ci vuole goliardia in questo lavoro. Oltre a una buona dose di istinto. E quello, grazie a Dio, non ci manca...

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