7.11.04

Area Uno: ecco la scena del crimine newyorkese

IL BLOCKBUSTER TELEVISIVO Csi figlia ancora una volta. Dopo Csi: Miami ecco che arriva Csi: New York. La nuova serie viene trasmessa a partire da questa sera ed è quasi in contemporanea con la serie americana. Finora dai network statunitensi collegati alla Cbs sono stati trasmessi solo cinque episodi. Ma il successo in quel Paese è stato all'altezza delle aspettative. Meglio di Miami e un po' peggio di Csi normale, tanto per far contenti i produttori e dare dispiaceri solo a quelle arroganti puzzole che hanno voluto spostare a Miami il primo spin-off, creando personaggi da poliziesco vecchia maniera (Horatio, Horatio, ma quale mente malata...).



Il successo del primo Crime Scene Investigation (quest'anno alla quinta stagione) parte da due premesse e viene poi condito da una logica assolutamente coerente. Da un lato, attori nuovi e un po' "sfigati", di quelli che nella vita non te li ricordi aver mai fatto niente di particolare. Dall'altro, fanno un lavoro che di solito viene lasciato sullo sfondo. Quande decine, se non migliaia di telefilm ci siamo sorbiti con il solito tenenete o detective sulla scena del crimine, mentre lo specialista della scientifica che razzolava per terra alla ricerca di tracce non se lo filava nessuno? Al punto che, se c'era da trovare la pistola o il bossolo incriminato e incriminante ci pensava il detective stesso, mentre lo "scientifico" pareva più un amante compulsivo della fotografia, chinato su se stesso a scattare come un dannato. Ecco, l'idea è di mettere al centro lui, e far fare la figura della spalla al tenente (mentre di detective non se ne parla nemmeno, perché probabilmente non esistono o si occupano di furti di biciclette).



Ma se l'idea di mettere al centro quelli un po' sfigati potrebbe funzionare, soprattutto investendo su facce nuove perché sottolineano l'idea del fatto che accendiamo per la prima volta i riflettori sulle comparse di tanti altri show (con l'eccezione di Quincy, il patologo figo degli anni Settanta, ve lo ricordate? Ha tuttora un record personale di repliche tra le tre e le quattro del mattino su Canale 5 negli anni Novanta mai battuto), ci vuole la colla.



Questo è una cosa che dalle nostre parti gli ideatori di serie televisive, anche con budget consistenti, non riescono a capire. Fanno di tutto, dalle robe di polizia e carabinieri sino al medico in famiglia, ma non riescono a trovare la colla. Ovvero, se c'è è un caso, un po' come fanno quelli che imbroccano il libro giusto perché se lo portano dentro da una vita, non perché son professionisti che sapevano come andasse scritto. Qual è la colla, allora, che manca a Csi: Miami e non a Csi: New York e all'originale? Il protestantesimo.

Quell'attitudine assolutamente fastidiosa e studiata nel coprire con un devoto spirito di servizio il proprio lavoro, da perseguire lavorando tanto e sodo, senza che siano ammessi sbagli, perché lo sbaglio squalifica la professionalità e quindi porta all'esclusione delle persone. Anche quando è fatto da un amico e dettato da motivi personali gravissimi. Notare, Csi è stato per le prime tre stagioni popolato da personaggi assolutamente disfunzionali. Non ce n'era uno a cui nella vita andassero bene le cose. Chi zoppica, chi non ci sente ed è innamorato di una dark lady, chi lavora come una bestia (nevrotica) con un ex marito semicriminale e idee sul modo di educare la figlia degne di una diffida definitiva del tribunale dei minori, alcool, anche semplice idiozia. Insomma, tutte prove che il Signore ci manda e che si superano solo se lui ci vuol tanto bene. Altrimenti, se si scazza in modo definitivo e irrimediabile con gli inflessibili colleghi (li stessi con cui poi la sera si va a prendere l'aperitivo e gli si raccontano i fatti nostri) loro ci segano perché vuol dire che il buon Dio non ci vuole bene.



L'etica protestante e lo spirito della televisione, verrebbe da dire. Con Csi funziona veramente bene: quella barca di quaccheri che lavora con effetti speciali (un po' alla Nip/Tuck) degni di una produzione di alto livello ha una missione, dopotutto: mostrare che il crimine non paga perché l'intelligenza e la tecnologia possono sempre beccarlo. Una teoria, devo aggiungere, che ricorda quanto insegnavano i consulenti di strategia delle relazioni internazionali circa le attività di intelligence: mettere giù gente motivata e un sacco di tecnologia. Vedrete che i terroristi li becchiamo tutti. L'11 settembre ha insegnato un'altra lezione, ma nell'antico vizio stanno ricascando loro e tutto il loro paese, perché è qualcosa che sta nel Dna degli statunitensi e da lì non ce lo togli neanche a tirarlo col trattore.

Csi: Miami, adesso alla terza stagione, ha scazzato male. Lì i personaggi sono pochi, il mondo è piccolo, gli scenari cercano di non farci ricordare Miami Vice e in questo, solo in questo, colgono il risultato. Peccato invece che le investigazioni siano per esaltare il nuovo pastore del gregge scientifico, Horatio, che come macchina di servizio ha scelto un Hammer, il fuoristrada-Tir considerato un pelino eccessivo anche dagli stessi americani. E peccato che uno si chieda a cosa serve il resto del dipartimento di polizia di Miami se fa tutto lui, dall'analisi del liquido seminale all'arresto in flagranza di reato passando per inseguimento e sparatoria. Alla faccia del comprimario. La colla manca perché al pastore manca il senso dell'understatement, qualcosa che negli anni Venti era un optional ma adesso è parte integrante della mentalità wasp. Che sia un modo per dirci che a Miami ci sono i Latinos, gente sanguigna e anche un po' sparagnina, quindi le cose viaggiano in maniera differente? Eppure a Las Vegas (Csi) uno dei punti sorprendenti è proprio la vicinanza alla città reale e non a quella di plastica dei giocatori; tantissimi crimini residenziali e poche, pochissime concessioni all'hard boiled.



Csi: New York è tutta un'altra zuppa, invece. Dentro c'è New York, quindi la colla deve essere per forza un'altra. Perché, signore e signori, non ci dimentichiamo mai che la Grande Mela è la città dove si attraversa col semaforo rosso, dove i tassisti ignorano completamente l'idioma di Shakespeare e soprattutto dove si aggirano legioni di poliziotti e attrici, finanzieri miliardari e venditori di Pretzel all'angolo di strada. Prima che americani gli abitanti di New York sono newyorkesi. Quindi, un po' meno protestanti del resto del continente. D'altro canto, come fai se dalle fogne può uscirti alternativamente Godzilla o uno spiritaccio inseguito dai Ghost Buster? Per questo la colla è lui, Gary Sinise, il capo della sezione investigazione scientifica e si poggia sul suo carisma di attore noto il gioco nascosto di Csi: New York? Il mondo non è più piccolo, perché New York è una grande città di spazi piccoli (avete mai provato ad affittare un appartamento a Manhattan? Io no, ma mi dicono che siano tutti minuscoli e a prezzi proibitivi), in cui si gioca a uomo, non a zona.



Se quindi i protestanti sono dei gran giocatori a zona, nel senso che presidiano l'etica e i principi, mentre gli avversari passano seguendo il flusso, i protestanti di New York sono un po' italiani, un po' greci e un po' ebrei, mescolano cioè il catenaccio con il gioco a uomo, perché questo ti chiede New York: vedere l'uomo in faccia e possibilmente spaccargli le caviglie. Non solo con la violenza, magari anche con l'intelligenza e la tecnologia. E una bava, appena accennata, strisciante, di umorismo. (E le belle figliole: Merina Kanakaredes è una gran gnocca, gentili telespettatori, vedrete, vedrete. Altro che Sofia Milos... tzé!)



Ah, un'ultima nota: fa piacere vedere di nuovo un bel poliziesco ambientato nella Grande Mela in cui i cameramen non soffrano di delirium tremens. Non se ne poteva più di videocamere mosse sempre alla cazzo. E che diavolo, uno mica può passare tutta la vita col mal di mare seduto in poltrona davanti alla tivù...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

I colori. Nella puntata che presenta lo spin off Miami e New York c'era una scena dove Horatio era praticamente arancione e Mac blu/azzurro. Cosa che si nota anche nei primi episodi di CSI New York. New York è una tonalità di blu?

Frangino

www.idea77.com/blog/

Antonio ha detto...

Forse sì. Ma è difficile dare un colore, anche se è uno dei mezzi autoriali più apprezzati, a un telefilm di genere. Il procedural action drama, lo sceneggiato televisivo basato sulla pratica professionale (i poliziotti della scientifica in questo caso) si costruisce secondo me di più con i movimenti di macchina. Mi spiego: qui c'è un sacco di gente che deve raccontare la sua storia, far vedere come lavora e incidentalmente anche risolvere un caso. E' una questione più di regia che non di fotografia, anche perché l'azzurro poi diventa, secondo me, un colore da laboratorio "sano" (contrapposto ai cupi e asfissianti laboratori degli scienziati pazzi o dei narcotrafficanti). Comunque, forse sì, è vero. Se non altro perché c'è in effetti un sacco di azzurro e di blù in vari altri episodi. Che dipenda dai codici cromatici usati in televisione negli Usa rispetto a quelli europei? Un po' come i coloranti dei detersivi in America e in Italia per ottenere il bianco-verniciato o il bianco-crema. che sono connotati culturalmente e localmente come i colori del pulito..