16.11.04

Ecce blog

L'ARGUTO WITTGENSTEIN ha lanciato il sasso. Dice: i blogger italiani, nel campo del giornalismo, sono praticamente delle pippe. Non fanno opinione, non sono buon giornalismo né capaci di influenzare, fare politica: "Non esistono blogs - scrive Luca Sofri - in cui si coniughino una capacità giornalistica non dilettantesca, una conoscenza svelta e competente di internet e un’attenzione eclettica alle cose del mondo".

Concordare è facile. Mi permetto, tra le eccezioni che invece pare di poter notare, di segnalare LaVoce. Non esistendo una definizione canonica di blog io, più che "sito" o "rivista online", lo considero un blog corale. E' praticamente uno strumento attento di analisi economica e critica fatta da persone competenti (sono tutti economisti e giuristi) che - badate bene perché è questo il punto - hanno trovato nella rete e soprattutto nel minestrone di comunicazione orizzontale nata con i blog, lo strumento per nascere e crescere.

Non sono sicuro che dicano cose con le quali sono sempre in accordo (nonostante la stima per Tito Boeri, che dirige il gruppo), però la formula mi piace. Persone competenti, potenziali editorialisti (molti in effetti lo sono) e commentatori che hanno scelto la formula del blog - informazione gratuita, ricerca seria, taglio efficace, conoscenza degli strumenti informativi basati sulla rete - per comunicare. Insomma, hanno fatto quel che parecchi giornalisti e commentatori hanno fatto negli Stati Uniti. Si sono detti: i giornali e le televisioni non ci lasciano lo spazio che vorremmo? Ok, grazie tante, facciamo da soli. Secondo me funziona, anche se dovrebbero mettere qualche link in più verso la rete...

Cosa sia LaVoce lo spiegava (luglio 2003) meglio di me, comunque, l'allora direttore generale del Tesoro, Domenico Siniscalco:

Lavoce.info si legge gratis, costa poco, ha finanziamenti minimi, trasparenti e pubblicati sul web. A mio parere è caso classico di un servizio il cui valore per la società non viene catturato dal mercato ma è importante. Un’esternalità positiva. Nel suo libro sulla Libertà (The future of freedom, Norton, 2003), Fareed Zakaria dedica grande attenzione a questo tipo di media: di alta qualità, sostenuti su base volontaria, destinati a pochi lettori, ma tuttavia essenziali nel gioco democratico. Grazie dunque a Francesco, a Tito e a tutti quelli che contribuiscono con passione e intelligenza. Quando leggiamo e riflettiamo, anche quando dissentiamo, hanno fatto un buon lavoro.

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