18.3.05

Blog, il reality dell'informazione

NON SO SE ci avete mai pensato. A me la cosa è venuta in mente adesso, e l'idea mi ha colpito. Il concetto: la televisione sta cambiando per via, tra le altre cose, dei reality show. Il cambiamento sta nel fatto che vengono portate le "persone", cioè il pubblico, dentro il piccolo schermo. E la rappresentanzione (la televisione è messa in scena, come il teatro) adesso non ha più dei personaggi, ma degli individui che recitano se stessi. Professionisti o passanti che siano. La performance è dell'audience, insomma.

Ok, penso che fin qui ci siamo. Poi, dal punto di vista di Internet, un altro concetto. I blog stanno cambiando (oltre a tutti i cambiamenti che già la rete ha introdotto e sta introducendo) il meccanismo con il quale il pubblico si informa. Perché disintegrano l'agenda pubblica dei grandi mezzi di comunicazione di massa, sfruttano l'arma della velocità, sono volontaristici (nella maggior parte dei casi), utilizzano un linguaggio informale e discorsivo (senza le rassicuranti e comprensibili clausole del giornalismo convenzionale) e anche se sono fatti da giornalisti, non sono legati a testate o gruppi editoriali. Insomma, l'informazione si frammenta e arriva dal basso.

Ora, a me viene da pensare che se i blog sono fatti mettendo in scena gente qualunque, giornalisti o passanti che siano, per fargli raccontare senza un progetto editoriale e un brand convenzionale quel che succede nel mondo, più che altro somigliano a un reality. Insomma, i blog sono il reality dell'informazione. Anziché in tv, online. Però il concetto è questo: il pubblico di Internet si mette in scena, l'audience della rete diventa performing.

E tutto questo, se consentite, smitizza alquanto i Rehingold e tutti gli altri (Castells e i suoi fratelli) che stanno costruendo montagne sul concetto di democrazia digitale e comunità virtuali, sino all'idea che la rivoluzione che cambierà per sempre il mondo (con relativo, ciclopico dibattito) arriverà dai blogger, l'unica risposta sana alla malattia del giornalismo sempre più commerciale e "posseduto" dal marketing. Insomma, sono (siamo) blogger, ma se ci pensate siamo come quelli del Grande Fratello o della Fattoria. O i protagonisti di un giochino televisivo di Jerry Scotty o di Paolo Bonolis. L'effetto diventa meno figo, vero? Eh beh...

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