16.7.05

L'ambiguità che ci consente di vivere

STRANE COSE CAPITANO guardano di tralice il nostro tempo. Non che non succedesse anche prima o che, immagino, non succederà anche domani, quando altri saranno gli osservatori. Ma insomma, è sempre qualcosa di particolare...

Ad esempio, poco sotto (scavate nel'archivio, ho fatica a mettere su il link) si discuteva dei generi. Sono una strana costruzione, secondo alcuni, sono una naturale determinazione secondo altri. Però, se ci si guarda intorno, si osserva che forse sono prima di tutto una invenzione. E che, come tutte le invenzioni, cambiano l'ambiente che le circonda. Chi adesso non è più in grado di percepire la differenza dei generi, la confusione dei generi, la molteplicità e la complessità dei generi? Eppure, sino a quando Oscar Wilde non è stato processato, gli stessi fenomeni empirici - sorvoliano sul dettaglio - avevano una dimensione culturale differente, una percezione e una capacità simbolica altra. Erano, esistevano nel consesso delle società, ma non erano la stessa cosa.

Porto avanti riflessioni al buio, su questi temi, fondamentalmente per tre motivi. Non capisco la curiosità che mi spinge a percorrerle, non capisco il modello mentale di lettore (siete un po', non legione ma neanche i soliti quattro gatti: meglio sarebbe definirvi un mistero, come lettori) che mi segue e soprattutto sono frustrato dall'assenza dell'eterno feminino, che non legge. Era il mio modello di lettore, ma con me ha deciso di non comunicare per iscritto - né suo né mio. Mah!

i commenti al riguardo (con variazioni e divagazioni, oppure serenamente off-topic) sono graditi. Anzi, se ve la sentite, trasformatevi pure in una piccola comunità di commentatori da bar, quelli appassionati e autoreferenziali che frequentano la parte "interattiva" dei blog. Abitatela, è il vostro spazio all'interno di questo Posto. Cercando di definire che genere di persona io sia, ho curiosità di capire che genere di persone siate voi.

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