15.8.05

Ada Lovelace

IL PRIMO INGEGNERE del software è stata una donna. E' infatti Ada Lovelace King la prima programmatrice della storia, anche se il suo lavoro si è concretizzato solo sulla carta, quando ancora non esistevano i computer.

Infatti, la scienza informatica ha poco più di mezzo secolo. I suoi precursori, i cosiddetti "proto-informatici", vanno poco più indietro nel tempo. La "scienza giovane" ha tra i suoi padri nobili anche il matematico inglese Charles Babbage (1791-1871), che per primo pensò a una macchina per fare calcoli che fosse programmabile e progettò, solo teoricamente, il "motore differenziale" (il primo concetto di computer, a cui poi seguì un "motore analitico") che il Museo della scienza di Londra ha provato a costruire partendo dai progetti originali nel 1991 e che, con grande soddisfazione degli storici, è risultato perfettamente operante.

Meno condivisa tra gli storici della scienza è la figura e il ruolo di Augusta Ada King, figlia unica del poeta Lord Byron e della moglie Annabella Milbanke (che si separò dal marito quando Ada aveva un mese), e poi moglie dell'ottavo barone di King, William King successivamente primo conte di Lovelace.

Ada Lovelace conobbe Charles Babbage nel 1833 grazie a Mary Sommerville, una delle prime scrittrici scientifiche del secolo, traduttrice di Laplace e prima donna ad entrare nella Royal Astronomical Society. Su richiesta di Babbage, Ada curò la traduzione in inglese delle note di un matematico e politico italiano, il marchese di Valdora Luigi Manabrea, nato in Savoia e destinato a divenire nel 1867, dopo Urbano Rattazzi, primo ministro del giovane Regno d'Italia.

Proprio nella traduzione, o meglio, nelle note che Ada Lovelace aggiunse, si cela il primo software della storia: un programma per calcolare i numeri di Bernoulli utilizzando il "motore", cioè il computer concettualizzato da Babbage. L'originalità del suo lavoro è stata a lungo contestata, anche se non mancano i partigiani di Ada Lovelace: Microsoft, per esempio, ha scelto proprio la sua effige come soggetto per l'ologramma adesivo che certifica l'autenticità dei suoi prodotti.

Non solo il ruolo di Ada Lovelace è stato a lungo contestato, ma il rapporto tra donne e informatica è stato per lunghissimo tempo più un'eccezione che non la regola. Lo testimonia anche il bel libro scritto nel 2005 da David Alan Grier, When Computers Were Human, edito dall'università di Princeton, e che avrebbe potuto titolarsi anche "Quando i computatori erano donne": per due secoli e mezzo uno dei modi più comuni di risolvere complesse equazioni (utili magari per gestire calcoli statistici per i censimenti) era procedere a mano, con la carta e la penna.

I matematici di professione analizzavano e "segmentavano" i problemi in una serie di ripetitive operazioni aritmetiche, che piccoli eserciti di calcolatori umani eseguivano manualmente. Per la maggior parte si trattava di donne, spiega Grier, perché "erano ritenute più precise e costanti nel lavoro", per quanto ripetitivo e umile fosse.

Nel 1980 il Dipartimento per la difesa degli Stati Uniti ha battezzato con il nome di Ada Lovelace King un linguaggio di programmazione, Ada appunto.

La contessa morì a soli 36 anni, per i postumi di una operazione che cercava di intervenire sulla situazione disperata provocata da un tumore all'utero. Ebbe comunque tre figli e tra questi la mediana, Lady Anne Blunt, fu una delle principali importatrici di cavalli dal Medio Oriente e dall'Arabia. I purosangue Arabi di oggi risalgono tutti al primo allevamento di Lady Anne Blunt, il Crabbet Park Arabian Stud.

Nessun commento: