12.8.05

Tra un colpo di reni e l'altro...

PRENDENDO UN ATTIMO di pausa nel titanico e doloroso sforzo (dio benedica iTunes, ma ogni tanto va spento...), volevo toccare uno di quegli argomenti con i quali il cervelletto gioca in background anche mentre si fa altro.

Ve la ricordate quella cosa fricchettona e un sacco alternativa degli esquimesi (gli Inuit, per la precisione) che hanno mille parole per descrivere la neve? Cioè, noi diciamo neve e basta, loro hanno tutti i vari e fantasiosi modi per chiamare la neve farinosa, quella soda, quella di alta quota, quella fresca e via dicendo. Per mille nevi, mille parole diverse anziché qualche trita perifrasi come facciamo noi. Gente con una sensibilità diversa, che percepisce il mondo in maniera diversa da noi, totalmente incomprensibile alla mente dell'uomo moderno e urbanizzato, si dice di solito per condire la cosa fricchettona e alternativa.

La nozione è da aperitivo al bar. Di solito fa sognare a occhi aperti i commensali e intreccia il mito delle sensibilità superiori del buon selvaggio, con quelle dello stato di natura e di mille e mille considerazioni simili (direttamente proporzionali al potere evocativo di chi ne parla). In realtà, l'idea ha un suo fondamento e parte da uno studio di un teorico del determinismo linguistico, Benjamin Whorf. Il linguista (che insieme a Edward Sapir ha formulato la celeberrima quanto ignorata dai più ipotesi di Sapir-Whorf) in pratica sostiene che il linguaggio dà la forma alla mente delle persone. Gli Inuit vivono una percezione della realtà, e quindi un mondo, differente, perché parlano una lingua con una struttura diversa che diversamente organizza la loro mente.

Geoffrey Pullum, un altro linguista un po' birichino e per niente votato al determinismo, si fece una girata tra gli Inuit e qualche ricerca di complemento, arrivando a scoprire che in realtà buona parte della teoria era frutto della fantasia di Whorf. E, comunque, chiudendo il caso in questo modo: anche gli esperti di vino hanno mille nomi per i sapori del loro amato succo d'uva fermentato, ma non per questo la loro mente è differente da quella del resto di noi (né percepiscono un'altra realtà, almeno sino a che sono sobri).

L'unica differenza è che ne sanno un po' più del vino e dei suoi sapori rispetto alla media degli altri. Idem per gli Inuit, che ne sanno un po' di più di neve rispetto alla media delle altre persone. Per il resto, pare siano proprio uguali a tutto il resto dell'umanità...

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