1.10.05

Umanesimo e dominanza

CI SONO PARECCHIE storie che vorrei raccontare e non escludo che a un certo punto mi prenderò un sabbatico per farlo. Diceva William Gibson, quando aveva aperto il suo blog, che doveva presto chiuderlo per riuscire a scrivere il suo prossimo libro, con una costante emorragia online sarebbe stato impossibile.

Stamani ho recuperato dei libri che mi servono da un amico (Borges, sopra tutto e tutti) e poi, sulla via del rientro, mi sono fatto tentare anche da una Feltrinelli. A differenza di Luca che, con il dono della leggerezza che lo contraddistingue, ha notato ieri lo scaffale "romanzi divertenti" (in quella all'aeroporto di Fiumicino), io riesco a leggere solo i segni contenuti negli scaffali e non quelli dei contenitori. Il pensiero: rispetto alla libreria americana "generalista" dove ho girellato una settimana fa, qui da noi abbonda la magia e il cazzeggio di natura ispanico-statunitense. I nostri scrittori "viventi", invece, sono francamente pallosi e i nostri editori si stanno sempre più segmentando.

Segmentando? Ohibò! L'arte di Chuck Palahniuk viaggia insieme al gusto massificato delle copertine nella collana "ggiovane" di Mondadori, il romanzone di Sonzogno insieme alla brossura spessa dei suoi tomi, la sciattezza dei Feltrinelli economici, l'onnipresenza degli Einaudi "giusti" e "alla moda", i comici pubblicati e gli intellettuali affastellati. Se la libreria è lo specchio di una parte vivace della nostra società, si presenta come una matrice spezzettata, che si interroga in modo inutile sulla vaghezza edonistica del leggere (allora, sempre viva Adelphi!).

Negli Usa, quello specchio riflette un'altra immagine: si indaga sulla storia, l'evoluzione del mondo e la nuova globalizzazione (3.0) oltre che sulla morte e "la vita oltre la vita", probabilmente non per maggior grip culturale quanto per reazione (profonda) all'11 settembre.

Di nuovo il personale. Cambia in qualche misura anche la percezione che ho di me stesso e della mia capacità di fare. Sto viaggiando, oramai questa è la metafora totalizzante, e di sicuro posso restituire qualcosa di quel che ho accumulato. Con garbo, spero. Peccato che noi precari-flessibili-co.co.co.-a contratto- a prestazione-a progetto ma di concetto siamo impossibilitati oltre alla pensione anche al sabbatico. Peccato. Vabbé, vorrà dire che mi organizzerò in un altro modo...

Il fuoco di quelle storie che vorrei raccontare nasce dall'incrocio di tecnologia e società da un lato e dall'altro dell'umanesimo. Dice fdb che bisogna sapere tutto degli uomini e delle donne la cui storia raccontiamo a mo' di veicolo per capire la notizia, e soprattutto sempre indicarne l'età. Io a questa cosa dell'umanesimo, del rinascimento, della lente fatta per guardare le persone e raccontarle quasi quasi un po' ci credo. Forse ho letto troppi saggi e mi sono rotto le scatole delle astrazioni e dei sistemi. O forse ho lavorato troppo con gli scienziati e ho bisogno di tornare a visitare le persone normali? Magari mi sto solo rincoglionendo... Ma il viaggio interiore serve anche a questo: capire e rincoglionire in un'unica, trionfale marcia immobile. (E notate che gli ultimi non sono tre aggettivi di fila...)

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