13.12.05

Spiaccicato nella 34ma strada

DOPO AVER LETTO il libro e rivisto le precedenti versioni, questa sera - grazie alla magnanima disponibilità del capo -, anche questo Posto ha avuto un suo angolino (lato sinistro della sala) all'anteprima per la stampa di King Kong, il film in uscita di Peter Jackson.

Costruito intorno al mito del La Bella e la Bestia, con iniezioni di Conrad (Cuore di tenebra, che gira intorno a un tema simile, ovvero quello dell'ambiguità della natura umana e dello scontro tra bene e male), Jackson riprende il filo della storia di Edgar Wallace (per la Rko, citata en passant insieme a Fay Wray, la prima Bella), per montare il suo racconto filologicamente corretto ma farcito come un panino di piani e discorsi diversi. Dev'essere per questo che si riprende Conrad (che racconta la storia di Cuore di tenebra come racconto di un racconto, alla maniera del Nome della Rosa di Eco o del Decamerone), oppure apre con un geniale scambio di battute la scena d'innamoramento tra Ann Darrow (una buffa Naomi Watts) e Jack Driscoll (un Adrien Brody a metà tra l'intellettuale illanguidito e il pettoruto eroe anni Trenta) in cui lui dice che il sentimento che prova l'ha scritto nella sua nuova commedia e sta tutto "nel sottotesto".

Il ricordo, prima ancora che a Fay Wray (incantevole e meravigliosa), corre però al King Kong politicamente meno corretto: quello sensuale del 1976, in cui la Bestia si arrampica sulle Torri gemelle e soprattutto l'innamoramento con Jessica Lang è molto meno platonico degli altri (vedendo l'immagine qui a lato si capisce anche perché, direi). Peraltro, quello con Naomi Watts è sino ad oggi l'idillio più loquace, segnando in qualche maniera anche un primo scambio di battute ("bellissimo" dice lei nella giungla, "bellissimo" risponde lui - a gesti - in cima all'Empire State Building) che lascia intravedere una conversazione compiuta per il dodicesimo remake. Questa infine è anche la versione più politicamente scorretta: la morale è che una ragazza di New York per innamorarsi deve trovare un bestione peloso alto otto metri che se la sbatta sulla spalla e la scorrazzi nella giungla, tra una rissa da bar e l'altra.

Peccato per chi in sala, tormentato dall'idea che i film americani siano sempre dei polpettoni (e lo sono, ma poi sono anche la nostra dieta di base come società) abbia osservato con poco acume storico e una certa pregiudizievole voglia di trovare il pelo nell'uovo che "metterci dentro i dinosauri come in Jurassic Park è veramente troppo". C'erano anche negli altri due, i maledetti bestioni: documentatevi prima di vedere un film!

Comunque, seppure sia uno dei pochi film che meritano di essere visti in sala (oppure su un televisore a cristalli liquidi da 65 pollici) per apprezzare lo sforzo della computer graphic, c'è una cosa per la quale non riesco a darmi pace: Lumpy non ha la scimmietta. Cavolo: il vecchio marinaio con il suo piccolo animaletto da compagnia, dispettoso ma reso schiavo dalle grazie della Bella da solo valeva il film...

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