14.2.07

Autostop con Budda

HO APPENA FINITO di leggere un libro meraviglioso. E' una sensazione strana, perché mi mancherà; anche perché è una delle rare volte che mi sciroppo più di 400 pagine in inglese. Ma ne valeva la pena. E' un libro che avevo comprato qualche settimana fa in Canada, dopo che dello stesso autore ne ho presi altri due (uno letto, in italiano, e l'altro da leggere, in inglese) negli ultimi mesi. Si tratta di Will Ferguson, canadese, e del suo Hitching Rides With Buddah (è il titolo dell'edizione canadese del libro, che in quella britannica e americana invece è stato chiamato col tristissimo nome di Hokkaido Highway Blues; blah!).

E' straordinario: secondo me Ferguson dovrebbe diventare un piccolo caso letterario anche da noi. Abbiamo nelle librerie, pubblicato da Feltrinelli, il suo Felicità, che però non gli rende completamente ragione. Innanzitutto, perché è un romanzo e non un racconto in prima persona. E poi perché ha quegli elementi cupi, appropriati per la trama del romanzo, che però non fanno apprezzare sino in fondo il talento di Ferguson come scrittore in prima persona.

Ecco che arriva Hitching Rides, la storia di una esperienza durante i cinque anni passati in Giappone come insegnante d'inglese: percorrere da sud a nord per la sua intera lunghezza l'arcipelago in autostop, inseguendo il fronte dei fiori di pesco, i Sakura, che fioriscono per un breve attimo a primavera e come un'onda si muovono attraverso il Paese.

E' affascinante lo spirito, divertente il tono del racconto (Ferguson viene indicato come "scrittore umorista" in alternativa a "scrittore di viaggi" nelle quarte di copertina, ma sono due definizioni limitative), fantastica la cornice e la potenza della narrazione. Sarebbe bello poterlo vedere in italiano, scoprirlo un libro amato, vederne crescere l'apprezzamento e sapere di averlo scoperto prima di altri. Magari contribuire alla sua scoperta dalle nostre parti...

Sarà perché sto diventando un maniaco del viaggio a mia volta - anche se non con quella anglosassone leggerezza e follia che ha permesso ad esempio a Douglas Adams di sbocciare, più di trent'anni fa - ma trovo irresistibile il libro che ho finito e indimenticabili molte delle emozioni che mi ha dato. L'ho letto trascinandomelo dietro (insieme all'inseparabile Perché leggere i classici di Calvino, strumento ideale per vincere l'insonnia) un po' da tutte le parti: dal Canada all'Italia, da Singapore agli Stati Uniti. E, sia che fossi spaparanzato in una piscina all'ottavo piano di un hotel nel centro della città-stato asiatica o che stessi rotolando scomodo sul seggiolino di economy di un 747 lanciato a dodicimila metri e novecento chilometri l'ora, è riuscito a farmi dimenticare tutto, chi sono, dove mi trovavo, perché stavo viaggiando. Ed è riuscito a farmi perdere tra le sue pagine.

L'ho terminato così, quasi senza preavviso. Oggi mi ero preso un paio d'ore e sono andato a leggermelo nel posto dove leggo sempre a San Francisco, cioè sulla mia panchina a Nob Hill (peraltro, da meno di un anno l'ho cambiata e mi sono spostato una panchina più in là, ancora devo finire di adattarmi alla rivoluzione), ma arrivato a poche pagine dalla fine mi sono fermato. Era venuto freddo, si apriva un altro capitolo (con un lead potentissimo) e lo Shuffle stava passando C'è tutto un mondo intorno a te che io, siccome sono un pollo, quando la sento a San Francisco un po' mi commuovo sempre. Insomma, poi sono tornato in albergo e quindi a mangiare un hamburger da Mel's proprio accanto al Moscone West e lì, dopo pochissimo che è arrivato il mezzo chilo di carne e patatine, il libro è finito. Così, quasi senza preavviso.

Non credo Ferguson legga l'italiano. Comunque, una cosa che non faccio quasi mai (tantomeno in pubblico) adesso la faccio volentieri. Grazie! E' stato un viaggio fantastico leggere questo libro. Arigatò!

2 commenti:

kiruccia ha detto...

Alla fine fortunatamente questo libro è stato tradotto e pubblicato anche in Italia, anche se credo che purtroppo sia ancora poco conosciuto... Io sono una grande appassionata del Giappone, e ho comprato questo libro con un po' di timore, temendo di trovarmi di fronte ai soliti luoghi comuni su questo Paese. Ferguson invece è riuscito a metterne in luce pregi e difetti, ha integrato il racconto del viaggio con esaurienti spiegazioni riguanti la cultura giapponese, e più di qualche volta mi ha strappato dei sorrisi con la sua ironia. E' un libro bellissimo che consiglierò a tutti i miei amici!
Adesso sono arrivata ad Akita, non mancano molte pagine all'Hokkaido e alla fine del suo viaggio, e so già che mi mancherà!

Anonimo ha detto...

L'ho letto nell'Universale Feltrinelli e lo consiglio vivamente. I fiori però sono di ciliegio...non di pesco.