25.7.07

Dimmi come parli e ti dirò se... - Parte prima

LA CENTRALITA' DEL linguaggio. Beh, non è poi così strano, visto che stiamo parlando di persone, non di macchine (l'uso del termine "linguaggio" in informatica, nonostante Chomsky, dovrebbe essere rivisto e bisognerebbe trovare un'altra parola). Comunque, ci sono un po' di cose che si stanno sovrapponendo e vorrei rimetterle in ordine. Non sarà brevissimo, ma venitemi dietro con gaiezza e spensierati come sempre. Niente pipponi, giuro!

Allora, conta la lingua? Prendiamo questo vecchio (del 1999, vecchio si fa per dire) ragionamento di Clay Shirky:

the internet is creating an American version of the British Empire, with the English language playing the role of the Royal Navy. This isn't about TCP/IP -- in an information economy the vital protocol is language, written and spoken language

Stiamo parlando della "dominazione" delle lingue sopra le menti e le culture. Non è un tema nuovo, per dire i francesi ci si stanno incaponendo da tempo, per quanto riguarda l'inglese. E fin dai tempi di Babele la lingua che si parla conta. Oggi, come scrive shioyama nella sua recensione al nuovo libro di David Wenberger, Everything is Miscellaneous (che tratta in buona sostanza dell'impatto dei motori di ricerca sul modo con il quale le nostre culture hanno sinora gerarchicamente ordinato il sapere), bisogna sapere (shioyama cita Shirky) che:

foreseeing that as trade in information replaces trade in hard goods, "the definition of proximity changes from geographic to linguistic".

Allora, siete ancora vivi? Devo mettere una foto di donna nuda per farvi recuperare il fiato? Ricapitolo? Il concetto è che la lingua conta. Conta più di tante altre cose perché dopotutto ci scambiamo informazioni e queste devono essere codificate linguisticamente. Se non parlate la lingua in cui sono codificate, son cavoli vostri. L'inglese la fa da padrone. Ok? No, c'è di più, secondo me.

Partiamo da un altro punto. L'innovazione, la creatività. Trattasi di risorse sempre più importanti. Da noi in Italia si dice che è il design la cosa buona da fare (inteso come design industriale che coinvolge l'atto creativo, poi l'innovatività dell'idea e della sua possibilità di essere prodotto con economie sensate e quindi portata sul mercato: tutti e tre i passaggi si tengono in un unico momento), forse anche perché c'è poca gente che ha voglia di raccattare pomodori o di tirar su muri. In realtà, moltissimi passano la vita come i 71mila di Microsoft tra i quali non è che la maggioranza siano creativi o innovatori di professione (Google cerca di fare diversamente con la sua collezione di dipendenti-dottorati di ricerca, ma anche qui ci sarebbe da parlarne) quanto, piuttosto, impiegati di concetto e Microservi. Comunque, tornando a noi, ci sono posti in cui si innova di più e posti in cui si innova di meno. No?

E allora, ci sarà un legame tra la lingua e la potenzialità di innovazione di un popolo? Dopotutto, la lingua e gli strumenti per esprimerla non sono neutri. Usare un word processor o una macchina per scrivere porta a configurare il pensiero in modo diverso (lo sostengono parecchie persone, non solo io) e le stesse lingue "formano" i nostri cervelletti in maniera differente. Pongono anche notevoli problemi pratici che devono essere risolti dalle società. Volete un esempio?

Un po' di tempo fa ho comprato un libro, si tratta di Ultramar di Aldo A. Cassi (edito da Laterza, 16 euro per 224 pagine). Dalla quarta di copertina:

La Conquista del Nuovo Mondo fu l'opera di un Giano bifronte, un balletto sul filo del cinismo e dell'utopia. Di fronte all'enormità della scoperta, gli europei rimasero letteralmente senza parole. La Natura americana e la Cultura europea sembravano irrimediabilmente incommensurabili. Tutti gli aspetti del Nuovo Mondo richiedevano una definizione appropriata, che le categorie concettuali europee non erano in grado di fornire, se non per approssimazione (...). Per 'prendere' il Nuovo Mondo, prima di tutto bisognava 'comprenderlo' e i soli che avessero le parole giuste per farlo, gli stregoni delle nuove terre, erano i giuristi. La cultura giuridica fu insomma il sistema di comunicazione, l'interfaccia tra il Vecchio Mondo medievale e il Nuovo Mondo la cui scoperta inaugurava l'età moderna. Abituati per mestiere ad avere orrore delle approssimazioni, i giuristi iniziarono a distinguere, a discutere, a definire. Questo libro ripercorre la storia di quelle parole e del loro potere demiurgico e distruttivo.

Ecco, è il momento della pausa. Andate in cucina, fatevi un caffè. Ci vado anche io. Perché il libro è bello e molto, molto ben fatto. Però non lo cito per piacere di lettura ma per il concetto che c'è dietro: il problema quando si scopre un nuovo mondo è trovare le parole per descriverlo. Solo così la nostra mente è in grado di appropriarsene, capirlo e cominciare a "usarlo" o "viverlo". Ecco, giusto un attimo prima che vi alzate per andare in cucina: oggi sono arrivate prima l'informatica e poi Internet. E, se ci fate caso, sono arrivate un sacco di parole nuove. Non per tutti, perché ad esempio i più giovani, "nativi" di questo doppio nuovo ambiente, considerano alcune parole "invisibili", non esistenti. O forse ne usano altre che sfuggono alla griglia della ricerca degli adulti e degli studiosi.

La mia idea per questo esempio è che la lingua e il linguaggio contino eccome: hanno una funzione centrale, perché le persone e le comunità, a seconda dei territori (un tempo, adesso con le reti molto meno: era il punto di Shirky ma un po' l'abbiamo cambiato; da "the definition of proximity changes from geographic to linguistic" a "l'aspetto linguistico non cambia anche se quello geografico scompare") parlano in maniera diversa. Quindi, non solo non si capiscono sempre, ma le strutture e le forme delle lingue che parlano - questo è il mio punto - li rendono anche capaci di cose diverse. Bene: siamo pronti per il gran finale. Adesso, coffe break, e poi lo spettacolo vero e proprio!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Primo commento: attenzione che la lingua piu` diffusa in Internet e` piu` un creolo angloinformatico, che la lingua di Sua Maesta`. Ossia: la lingua e` piu` facile da imbastardire della Royal Navy. Ancora per quanto si potranno usare i Google hits per verificare lo spelling di una parola? (Coffe 3*10^6, Coffee 198*10^6, Oxford English Dictionary: Coffee) Per non parlare delle forme grammaticali.

Secondo commento: i domini linguistici non sono cosi` stabili come potrebbero sembrare

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