11.6.09

A Pilgrimage in Mission District

Dove si parla di: Mission District, 826 Valencia, McSweeney, The Believer, commessi barbuti e giocherelloni, negozi di pirati, la città di Milano, la potente rete delle reti, biglietti aerei, David Eggers, Gap, Old Navy e ragazzini di meno di 12 anni

IERI HO INCONTRATO David Eggers. Dall'hotel in centro sono andato a piedi fino a Valencia Street, che traversa come una staffilata il cuore di Mission district, uno dei più bei quartieri di San Francisco subito proprio poco prima di Castro, e mi sono fatto un giro dentro il suo negozio di pirati al civico 826, mentre nel retrobottega andavano avanti incontri di serio lavoro creativo dei giovani scrittori in erba e dei redattori volontari che incidentalmente scrivono anche per McSweeney e The Believer. Poi, mi sono messo a giocare con il giovane commesso barbuto e giocherellone. Ed è molto giocherellone, perché nel negozio dei pirati di 826 Valencia ci sono buon umore e sorrisi per tutti, non come dalle nostre parti dove si passa il tempo a ringhiare ai nemici e dire cattiverie su di loro con gli amici.

Gli ho spiegato, mentre stavo per pagare una mazzetta di numeri arretrati di The Believer, che sono italiano, venuto apposta da Milano per venerare il mensile. Il tutto nella speranza di raccattare uno sconto, anche misero. E lui ha subito spiegato che era appena andato via senza nessuno sconto un altro tizio che era venuto proprio da Milano. Al che ho ribattuto che in Italia la loro fantastica rivista letteraria di cui sono appassionato cultore non si trova neanche a pagarla tanto oro quanto pesa. E meno male, ho rimuginato fra me e me. Lui allora mi ha chiesto come facessi a sapere della sua esistenza, visto che si tratta di un bene non solo prezioso ma addirittura sconosciuto. Al che gli ho risposto che anche in certe zone d'Italia arriva con segnale abbastanza forte e chiaro quella cosa nuova che chiamano "la potente rete delle reti". Lui a quel punto si è messo a ridere ed ha aggiunto che potevo sempre abbonarmi, per il futuro, anziché venire in aereo tutti i mesi a comprare il numero nuovo, anche se le visite fanno sempre simpatia e buon umore. Io ho concordato che il vero problema non erano tanto gli otto dollari della rivista e gli eventuali sconti, quanto i mille del volo intercontinentale: magari poteva mettere una buona parola lui per uno sconto sul biglietto aereo. Siamo scoppiati di nuovo a ridere tutti e due, e ho capito che sarebbe potuta nascere una bella amicizia, con il commesso barbuto e giocherellone. Ma niente sconto, però.

Proprio allora, già pronto per una spettacolare anticlimax, è comparso dal retrobottega-creativo, vestito con pantaloni Dockers e camicia a maniche corte vintage, il buon David Eggers, che si è guardato intorno e ha detto con voce rilassata "vado un attimo fuori a fare delle commissioni, torno tra un'ora"; e così ha fatto, uscendo come un lampo dal negozio dei pirati, mentre in tre o quattro si fiondavano per riferirgli messaggi di gente che è passata, gente che ha telefonato, che ha scritto email o che stava per arrivare.

Il resto, compreso i trucchi più segreti dei pirati, il forte odore di legno lustrato dai mozzi, gli scheletri ballerini, le bottigliette piene di liquidi inimmaginabili e irraccontabili, un ragazzino di nove anni con gli occhi sgranati e felici (non ho figli, ma se ne avessi con meno di 12 anni li porterei tutti là, magari anche per lasciarglieli), e alcune altre cose che preferisco non accennare neanche, me lo tengo tutte per me.

Avevo infatti pensato: adesso vado, conosco David Eggers, gli piazzo una intervista-pippone delle mie, perché tanto a un giornalista straniero in trasferta non gli si dice mai di no (se non altro perché poi leva fisiologicamente il disturbo), mi faccio rispiegare cose che già so annoiandomi e poi faccio la figura dell'ignorante ignorando bellamente cose che uno prima di una intervista dovrebbe prepararsi e sapere sulla persona che sta per intervistare; e poi, questa benedetta intervista, la piazzo a qualche periodico intellettualoide, così ci guadagno pure dei soldi: quanto basta a ripagarmi delle visite a Gap e Old Navy che ho fatto stamani.

Poi ho guardato il ragazzino saltare tutto emozionato accanto alla madre prima di aprire una botola sul pavimento con chissà quale misteriosa trappola dei pirati ad attenderlo, e ho pensato: ma The Believer e 826 Valencia mi interessano per lavoro o mi piacciono? Siccome ogni viaggio e ogni incontro sono fondamentalmente un viaggio e un incontro con se stessi, dato che non vado a vendermi nessuna intervista penso che capirete da soli qual è la risposta alla domanda. Eppoi, Eggers è uno con la faccia simpatica di chi sorride perché si sta divertendo...

2 commenti:

cinzia ha detto...

ahhh, qua c'è odore di San Francisco! Grazie!

p.s.
comunque non ci siamo mica cascati noi eh: lo sappiamo benissimo che l'autore di questo Posto qua si diverte da matti anche quando lavora come giornalista, perchè gli piace almeno quanto le avventure dei pirati di Salgari. Anche se un futuro come romanziere con tecniche di scrittura creativa non glielo negherei... ci decidiamo a provarci?

p.s.2
Io un pensierino sull'acquisto di quel barile in basso a sinistra della foto ce lo avrei fatto...

Antonio ha detto...

Cinzia, ti ringrazio dell'incoraggiamento oltre che della fiducia. Vedremo cosa si può fare!