22.4.10

Libri (letti, da leggere, da non leggere)

VLADIMIR BARTOL NEL 1938 scrisse Alamut. Pur abitando all'epoca a Parigi lo scrisse nella sua lingua natale, lo sloveno. Il romanzo, che prende il nome dalla fortezza omonima, racconta la storia di Hassan-i Sabbah e della sua setta degli Hashshashin. Alamut vuol dire "Nido dell'aquila". La dedica del romanzo, ironicamente data a Benito Mussolini, è stata fatta perché il libro pur ambientato nell'undicesimo secolo echeggia maliziosamente l'assassinio perpetrato da nazionalisti radicali croati e bulgari al re Alessandro I di Jugoslavia. In Italia il romanzo è stato tradotto solo nel 1989, in Turchia nel 1995, in Israele nel 2003, in Gran Bretagna e Stati Uniti nel 2004. La massima del romanzo è: "Niente è vero, tutto è permesso".

Nonostante sia nel regime di "pubblico dominio", l'opera di Emilio Salgari è tutt'altro che facilmente reperibile. Una dozzina di cose ancora si trovano in circolazione, anche in formato digitale, la maggior parte pare essere stata inghiottita nel niente. Questo nonostante pochi anni fa un editore l'abbia ripubblicata integralmente o quasi con una collana enciclopedica periodica per l'edicola. Inoltre, non è chiaro cosa ancora esista e cosa non ci sia: attorno a Salgari era nato un fiorente mercato di falsi pubblicati negli anni ante-guerra (per sfruttare "l'avviamento" del nome) e gli studi sugli archivi per ripescare qualche inedito o qualche romanzo pubblicato sotto pseudonimo sono ancora parecchio indietro. Uno dei siti dai quali partire per capirci qualcosa di più è l'omonimo Emilio Salgari.it. Oltretutto, si scopre che a Verona il 30 aprile è organizzato un pranzo salgariano (costo di 20 euro a persona, prenotazione obbligatoria) nell'ambito del Premio di Letteratura Avventurosa Emilio Salgari, organizzato dal Consorzio Pro Loco della Valpolicella. A Torino si è appena tenuta invece la manifestazione I cavalieri dell'Avventura, organizzata dalla Fondazione Tancredi Barolo presso il Museo della Scuola e del Libro per l'infanzia.

Dorothy Dunnett è una affascinante e inquietante figura di "scrittrice minore". In realtà, una vera e propria celebrità in Gran Bretagna: è nata in Scozia nel 1923, dov'è  scomparsa nel 2001. Ricca e ben sposata con Sir Alastair Dunnett, Dorothy era annoiata dall'idea di non avere sostanzialmente niente da fare dalla mattina alla sera. Animata fin da piccola dalla passione per la lettura, la leggenda racconta che avendo finito di leggere quel che le piaceva e non avendo altro, iniziò a scrivere su consiglio del marito "cose che le sarebbe piaciuto leggere". Si è data così al romanzo storico, con racconti estremamente documentati e articolati in lunghi cicli: The House of Niccolò, Lymond Chronicles, la serie Johnson Johnson (nome orribile, per un ciclo di sette romanzi più l'abbozzo di un'ottavo lasciato incompiuto) e quello che lei riteneva il suo capolavoro, cioè il King Hereafter. Ha ovviamente scritto anche altre cose, perché nell'arco di una vita non si è risparmiata. I suoi fan sono numerosi, sia su Internet che nei raduni che da più di vent'anni si tengono a giro per il mondo. Molti dei suoi romanzi sono stati tradotti anche in italiano. È richiesta un'estate molto lunga o altrettanto tempo libero. Il garbo, il gusto e la misura della Dunnett (a parte la grafomania) sono invidiabili.

Non passerà alla storia neanche come "minore", secondo me. Però la sua intervista è interessante. Michael Harvey ha appena dato alle stampe il suo nuovo "thriller-azione-avventura", The Third Rail, anche questo legato a una sua serialità però di taglio più televisivo. È il terzo di una serie di romanzi che seguono le avventure dell'investigatore privato Michael Kelly. Intervistato da Amazon, Harvey spiega come ha costruito il presupposto del suo romanzo, cioè l'attentato terroristico il cui scenario è stato disegnato nel 1993 dal governo americano. Mettendo insieme elementi staccati ma plausibili, Harvey si è trovato praticamente già scritto il presupposto della storia, a cui poi ha dato gambe e fiato con i suoi personaggi e il classico intreccio delle storie d'azione (l'eroe sta bene, accade qualcosa che lo mette in crisi, cerca di risolverlo, non ce la fa, precipita, interviene un amico che lo aiuta/indirizza/sostiene, ce la fa all'ultimo minuto). Siccome di letteratura d'evasione serializzata stiamo parlando, non tutti i nodi vengono al pettine e alcune questioni di sfondo rimangono aperte in maniera tale che ci sia interesse per comprare anche il prossimo volume della saga.

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