26.8.11

Cebit, le fiere e la livella di Internet

VADO ALL'ENNESIMO CEBIT, la fiera dell'elettronica di Hannover. Non c'è una notizia a cercarla con il sonar. Gli annunci sono già stati tutti fatti. Addirittura Steve Jobs, che ha cancellato gli eventi di Apple (MacWorld) lo ha detto esplicitamente: le fiere sono morte. Mi si accende la lampadina: questa è la notizia! Interessante, soprattutto pensando che Milano sta scommettendo pesantemente sull'Expo 2015.

Abbandonate, svuotate, lasciate a loro stesse. Le grandi kermesse dell’elettronica mondiale stanno lentamente scivolando nell’oblio: adesso tocca al Cebit di Hannover, che si apre in questi giorni in Germania nell’indifferenza generale. Complice la crisi finanziaria, certo, quest'anno le stime dei visitatori sono al ribasso anche rispetto ai risultati peraltro deludenti della scorsa edizione. «La crisi finanziaria ha solo accelerato un processo che è autonomo e inarrestabile», spiega un espositore. «Il fenomeno è ben conosciuto nel settore», aggiunge un altro. Insomma, esplicitamente nessuno lo dice, ma molti temono che in realtà sia finita l’era delle fiere.

Non quelle di specializzate, aperte solo agli addetti ai lavori. No, sono finite quelle generaliste, in cui il pubblico paga il biglietto per entrare. Soprattutto nel cuore dell’elettronica di massa e dell’informatica di consumo. Colpa di Internet, si dice, ma anche delle grandi aziende. Queste, infatti, monopolizzano il settore e hanno deciso di investire le loro risorse in modo diverso. Le novità le lanciano altrove, la rete è il loro megafono e le fiere sono solo costosi cataloghi patinati destinati a scomparire.

Per trovare davvero le ultime novità, insomma, non bisogna andare al Cebit. Basta seguire su Internet gli eventi speciali organizzati dalle varie Sony, Samsung e Apple.

Prendete il Macworld di San Francisco dello scorso gennaio, ad esempio, organizzato da Idc. È stato definito come una convention di Star Trek senza Leonard Nimoy, perché Apple non c’era. L’evento clou degli appassionati della mela è stato abbandonato da Apple perché, ha dichiarato un anno e mezzo fa Steve Jobs, passano più persone nei 200 negozi monomarca dell’azienda in un giorno che non in tutta la settimana al Moscone Center. E quando bisogna annunciare qualcosa di nuovo, come l’iPad, Apple preferisce convocare stampa e pubblico Vip quando vuole lei, con annesse dirette su Internet.

Stessa filosofia per Samsung, che per presentare i nuovi televisori lanciati durante il Ces di Las Vegas a inizio gennaio, ha organizzato anteprime coreane per la stampa a dicembre e post-Ces a Vienna lo scorso febbraio. La rete l'ha premiata. E Sony, se vuole dire qualcosa di interessante ad esempio per la sua PS3, non organizza una conferenza stampa “affogata” nei saloni del Cebit: si è affidata a blogger e testate online convocate a Londra per presentare l’inedito multiplayer di massa “Mag”.

Non bisogna sbagliarsi, però: le fiere specializzate resistono; rimangono un luogo di incontro per gli operatori di settore. La crisi è tutta per quelle generaliste, ben più grandi e costose. Sono luoghi d’incontro col pubblico meno efficaci rispetto ai blog aziendali, alle reti di relazioni generate da Facebook, alle dirette su Twitter o agli atelier monomarca che i grandi brand dell’elettronica hanno costruito nei castelli della grande distribuzione organizzata.

Oggi è la grande fiera ad essere tagliata fuori dalla livella di Internet.

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