29.9.13

Sharknado (2013) e l'addio di Steve Ballmer (2013)

CI SONO DEI confini che non sai mai quando vengono superati e perché. Puoi solo sperare nella genuina buona fede per poter costruire una tua interpretazione di quel che succede. Ad esempio, guardando Sharknado, un film catastrofico di quest'anno che ha già raggiunto la dimensione del mito trash, capisci che c'è della genuina ricerca dell'effetto gratuito e che si ride contemporaneamente del film e insieme al film. La complicità è tenuta in equilibrio dall'assoluta serietà di una costruzione al di fuori del reame del possibile: chi costruisce un film così (regista horror di serie B, Anthony C. Ferrante, produttore di serie B, David Michael Latt, e sceneggiatore di serie B--, Thunder Levin) gioca consapevolmente con i generi prima ancora che con gli spettatori. Non è un Quentin Tarantino, ma un artigiano del grottesco, che i nostri figli riscopriranno. Certo è che nessuno può prendere sul serio un film "in cui gli squali volano giù dal cielo", come ha dichiarato Tara Reid, pseudo-protagonista di questa pellicola prodotta da The Asylum, famosi per film tutti rigorosamente B-movies, e trasmessa direttamente in TV su Syfy.



Anche da noi sta assumendo il ruolo di un cult, una specie di lunghissimo virale che porta a visioni collettive con amici, birre e patatine sul divano di quello che ha l'home theater più figo e il soggiorno più grande. Difficile arrivare in fondo senza esplosioni di applausi e boati di risate.

La buona fede, che poi è la base dell'espressività, è quello che secondo me rende onesto Sharknado e assolutamente non tale l'addio di Steve Ballmer a Microsoft. Non è fiction, è un video della ripresa dell'evento annuale interno a Microsoft in cui Ballmer, che ha annunciato le sue dimissioni entro dodici mesi poche settimane fa, torna a fare quel che l'ha reso famoso: l'energetico e travolgente giullare, tra lacrime, frasi fatte lette sul gobbo e sentimenti istantanei solubili in soluzione salina fisiologica. In questa sorta di televisione trash dei sentimenti, la violenza di una fisicità esposta e - sinceramente - da evitare fa impressione. Si percepisce l'adrenalina del coach che potrebbe anche staccarti la testa con un cazzotto, anziché batterti il cinque. Tra i due, preferisco Sharknado.

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