10.12.13

Cinque giochi mainstream per ripensare l’immaginario d’America

L’America si inventa e si rinventa continuamente. I videogiochi sono una delle fabbriche più potenti dell’immaginario che non si esaurisce nei libri, nei dischi o nei film e telefilm. Ci sono cinque giochi con vista in soggettiva che secondo me raccontano molto di come e di quali colori si sta dipingendo l’Impero.



Call of Duty - Ghosts (2013)
È l’ultimo titolo della serie CoD, una ripartenza del filone di Modern Warfare (che era arrivato a tre titoli) ed è appena uscito. Questa volta la missione è difficile: si tratta di un successo difficile da catturare per via del nuovo indirizzo del franchise e dell’uscita in un momento di profonda incertezza, nelle settimane del lancio delle due nuove console (Playstation4 e Xbox One). La versione che ho giocato è, come per gli altri che seguono, quella per Xbox 360. Lo scenario è il futuro post-apocalittico, ma con armi “contemporanee”. La storia. Il Medio Oriente è stato azzerato da bombe nucleari, la produzione di energia è passata all’America Latina che ha creato una Federazione che ha poi assaltato gli Stati Uniti. La guerra è stata devastante, sono state usate anche armi orbitali - bellissima la sequenza all’apertura del gioco - che hanno trasformato il Sud del paese in un deserto di rovine fumanti. I nostri eroi sono una unità militare di élite che combatte i cattivi della Federazione (e i traditori) sul confine. È una versione ancora più violenta del più grande caso di esorcismo che l’immaginario dei videogiochi abbia pensato finora: dopo le invasioni russe (Modern Warfare) e quelle aliene, adesso è il momento del Sud del continente. I contrasti visivi sono spettacolari, la trama robusta, nell’edizione americana il doppiaggio è di livello. Ritorna ai massimi livelli il punto di forza di CoD, cioè il multiplayer su Live.



The Bureau - Xcom Declassified (2013)
Voglia di alieni, voglia di invasione, voglia di passato. La ricetta di questa versione di Xcom che torna agli anni Sessanta è semplice: reinvetarsi l’America, con una spruzzata di Men in Black e di X Files che però ricordano tanto anche quello che è accaduto nell’ultimo decennio: gli alieni catturati e interrogati sono gli islamici dello spazio esterno che hanno attaccato e terrorizzato gli Stati Uniti. La storia scorre molto bene, c’è una modalità di gioco strategico che affianca quella in soggettiva (quest’ultima era una innovazione rispetto a Xcom classico, ambientato nel prossimo futuro), si va avanti senza problemi e soprattutto c’è tantissimo lavoro di ambientazione nel passato prossimo Dopo l’epopea degli western, dopo l’esotismo degli Assassins Creed e dopo i colossi GTA e Mafia, c’è tempo per tornare a ridipingere un pezzo di storia patria dell’Impero.  



Bioshock Infinite (2012)
L’ansia di ritrovare un senso e delle radici su cui costruire è manifestato ancora più chiaramente dalla serie Bioshock. Mentre i primi due capitoli erano ambientati sott’acqua, in un mondo deliziosamente di terrore in stile Art Decò, inspirato al pensiero di Ayn Rand e costruito in maniera tale da dare l’idea della decadenza e del senso claustrofobico di un sogno che oltretutto sta cadendo a pezzi (“Ecco come avrebbe potuto essere”, ma non tiene neanche nella dimensione onirica), adesso si va in cielo, letteralmente. Il terzo capitolo è ambientato in una fantastica città volante e permette di giocare con la gravità come poche cose al mondo. La città è popolata, il gioco scorre in maniera decisamente veloce e le ambientazioni sono come sempre da kolossal, curate nel più piccolo dettaglio e inquietanti. A partire dalla tremenda torre, dove l’eroe deve liberare la principessa e scatenare l’inferno. Si sente l’odore della famiglia Rockfeller e dei Rotten Barons.



Tomb Raider (2013)
Anche l’eroina anglosassone per antonomasia, colei che ha ridefinito i videogiochi nel 1994, torna per uno spettacolare reboot. Questa volta è una ragazzina, ma non come una specie di Giovane Indiana Jones. Invece, c’è più “Lost” e più paura, più ansia e colori scuri in questa ambientazione moderna del mito di Lara Croft che non in qualunque altro titolo precedente. È l’equivalente della ripartenza di 007 con Daniel Craig: sapori forti, toni cupi, tanta amarezza. C’è una parte dell’immaginario che cerca non solo di reinventarsi ma anche di evolvere, di crescere.



Halo 4 (2012)
È il più bello tra i titoli della fortunata e miliardaria serie, con l’eccezione secondo me di alcune atmosfere generate nel primo, sorprendente gioco pubblicato dalla Bungie ormai una vita fa (il cielo! L'anello che si piega verso l'alto all'orizzonte!). Halo 4 invece prende le mosse da dove si era interrotto il terzo capitolo della saga (e poi c’erano stati un paio di deviazioni) arricchendo la trama con una serie di scenari e racconti che fanno pensare molto non solo a noi ma anche a come potrebbero essere altri, altrove. È uscito un anno fa, come alcuni altri titoli fra quelli che ho citato, quindi si trova nel mercato dell’usato o via download. Sono vecchi classici comunque che vale la pena giocare anche a distanza di tempo.

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