26.6.15

Ops, non è venuta bene la app

SONO ANNI CHE costantemente monitoro lo spazio digitale delle app per la scrittura. Il mio lavoro è scrivere e, come potete facilmente immaginare, l’idea di avere una particolare app rispetto a un’altra è da un certo punto di vista un vezzo (non è la macchina fotografica/chitarra/cazzuola/canna da pesca che fa il grande fotografo/chitarrista/muratore/pescatore, etc etc) ma dall’altro anche una necessità. Dopotutto passo la maggior parte del mio tempo creativo/lavorativo - o dovrei passarlo - davanti a una tastiera. Avere tastiera, schermo e software all’altezza dei miei desideri e delle mie aspettative è importante.

Nel corso del tempo ho fatto vari passaggi: il mio lavoro è cambiato (parzialmente) e così la mia attività creativa, ma anche la portabilità e la scalabilità degli strumenti di scrittura. I miei testi adesso vengono creati tutti direttamente in digitale, raccolti nel cloud e sono (da me) cercabili con facilità e protetti da eventuali disastri (incendio del computer, furto del computer, virus etc).

Il vantaggio è che possono creare in maniera più libera, lo svantaggio è che sono meno strutturato, perché non ho in realtà un singolo ambiente di riferimento. Utilizzo il filesystem per archiviare i documenti (tendenzialmente RTF) ma anche le app (soprattutto Scrivener e Note di Apple) e tutto finisce su Drobpobx. Inoltre utilizzo anche un po’ di altre strategie, sia software che applicative (la posta nel cloud di Gmail, ad esempio, le app Apple o Ulysses con iCloud e i vari Evernote etc). Risultato? La flessibilità è notevole, il rischio confusione anche.

La app che amo di più su Mac è Scrivener. È il mio sistema editoriale personale: ci scrivo articoli, libri, quasi tutto (no, non questo post che invece sto facendo con TextEdit, il mio coltellino svizzero preferito). Ho incontrato Scrivener a un certo punto quasi dieci anni fa e da allora non me ne sono più staccato. Il punto è che Scrivener sta perdendo una opportunità storica. Doveva sbarcare su iOS una vita fa, se non altro in versione fortemente semplificata, per consentire agli utenti di una piattaforma di sincronizzare parte o tutti i contenuti di un progetto attraverso dispositivi diversi. Non l’ha mai fatto.

Sembrava strano, le scuse erano le più straordinarie (compresa una prima programmatrice che ha mollato il lavoro per problemi di famiglia e che poi è stata sostituita da una seconda) ma sostanzialmente in cinque anni non è mai arrivata neanche la versione iPad, figuriamoci quella iPhone. Ora che erano finalmente e faticosamente (problemi di creazione di una sincronizzazione funzionante della struttura dati generati dalla loro app, che nel 2015 è veramente una bestemmia) è uscito un post sul loro blog in cui dicono:

We’re looking for another iOS coder to help speed things along with getting our iOS app finished. Full details can be found here:

http://literatureandlatte.com/workwithus.php

If you’ve got the right sort of experience and skills, and are interested in working with us, please drop us a line.

(A note to our users who have been waiting on this for far too long now: the iOS version has been feature-complete for a month or two but we are incredibly disappointed to say that it is still not ready for public beta testing – as we had hoped it would be by now – because of a number of outstanding issues. We are thus looking for a talented developer to help us get it ship-shape.)


La cosa interessante è la parentesi. L'implicito è che il lavoro fatto sinora non vada bene (per usare un eufemismo). Questo vuol dire che un singolo programmatore (programmatrice in questo caso) ha sostanzialmente provocato un danno a tutta l’azienda. Piccola azienda, per carità, ma questo spiega molto bene quando si diceva che la scelta delle persone nel mondo del software è molto più critica che nel mondo dell’hardware. Un ingegnere che progetta un prodotto "fisico" può eccellere di 1,5X rispetto alla concorrenza, ma un programmatore può fare la differenza, anche per 10X. O, in questo caso, a 0,1X…

Così, in realtà, il vero problema rimane. Quello che per me sarebbe lo strumento migliore per lavorare è in realtà ancora al palo, digitalmente parlando, e così io non ho reali alternative (soprattutto che si integrino con il mio attuale flusso di lavoro che non ho intenzione di cambiare, almeno per adesso, anche se Ulysses è una bella tentazione) e intanto all'orizzonte ci sono anche altre trasformazioni. Infatti iOS 9 promette di far lavorare a schermi appaiati su due app diverse su iPad Air 2.

Ah, a questo punto, oltre a iPad e app, servirebbe una tastiera interessante: ce ne sarebbe una sulla carta quasi perfetta, ma ovviamente anche loro stanno dando un sacco di problemi a finire e consegnare… Che ci sia un tema non di innovazione ma più banalmente di ingegnerizzazione?

1 commento:

M. ha detto...

La storia dei 10X programmer è spesso ritenuta un po' una bufala (vedi p.es. http://blog.fogcreek.com/10x-programmer-and-other-myths-in-software-engineering-interview-with-laurent-bossavit/). Però reclutare un softwarista pare proprio sia un po' più complicato, rispetto ad altre figure: http://developers.slashdot.org/story/15/06/25/2121204/average-duration-of-hiring-process-for-software-engineers-35-days